Coprono il 36,7% del territorio nazionale, assorbendo 290 milioni di tonnellate di Co2. Sono i boschi italiani, e sono in splendida forma. Stando ai dati dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi forestali di Carbonio realizzato dall’Arma dei Carabinieri con il supporto scientifico del CREA, infatti, in dieci anni la superficie boschiva nazionale è cresciuta di circa 587.000 ettari per complessivi 11 milioni di ettari, mentre la biomassa forestale è aumentata del 18,4%, contribuendo così a trattenere 569 milioni di tonnellate di carbonio organico.
L’Inventario Nazionale delle Foreste e dei serbatoi forestali di Carbonio (INFC) è un’indagine campionaria periodica finalizzata alla conoscenza della qualità e quantità delle risorse forestali del Paese, fonte di statistiche forestali a livello nazionale e regionale. L’indagine, conclusa nei primi mesi del 2020, era stata avviata nel 2013.
Commentandola, i Carabinieri forestali hanno sottolineato quanto siano importanti questi dati perché testimoni dello stato di salute del verde italiano: «L’anidride carbonica è il gas serra maggiormente responsabile dell’innalzamento globale delle temperature, sottratta dall’atmosfera. Le foreste svolgono un ruolo essenziale nel garantire gli equilibri naturali e ambientali globali». Sono di fatto una vera e propria macchina biologica che cattura carbonio e lo immagazzina nelle sue fibre, mantenendolo bloccato per tempi lunghissimi: un metro cubo di legno secco contiene circa 260 kg di carbonio, pari a circa metà del suo peso. Ecco perché una delle funzioni riconosciute alle foreste è la loro capacità di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e a regolare il clima.
Ma vediamo i dati regionali: le regioni che maggiormente contribuiscono al volume complessivo dei boschi italiani sono la Toscana, il Piemonte e la Lombardia, rispettivamente con il 10.4%, il 9.8% e l′8.7% del totale. I valori minimi regionali sono stati registrati per la Puglia, la Valle d’Aosta e il Molise, mentre il valore medio nazionale di volume per ettaro di bosco è generalmente superato nelle regioni del Nord. È molto elevato in Alto Adige (343.2 metri cubi per ettaro) e in Trentino (302.1 metri cubi per ettaro).
Sebbene la superficie forestale venga spesso associata al paesaggio montano e collinare, la distribuzione è davvero ripartita e spesso è sulle quote più basse. Il 37% della superficie forestale si trova fino a 500 metri sul livello del mare e tra 500 e 1.000 metri c’è un altro 35,7%. In alcune regioni (Sardegna, Puglia, Toscana) la classe 0-500 m slm ospita la maggior parte della superficie forestale. Al contrario, in alcune regioni alpine sono le classi alle quote più elevate a prevalere sulle altre: parliamo di Trentino, Veneto, Valle d’Aosta e Alto Adige.
Questo importante check up delle foreste italiane ha fotografato la presenza di 180 specie, ma sono quattro quelle che rappresentano da sole il 50% del volume dei boschi: il faggio, l’abete rosso, il castagno e il cerro. Bisogna aggiungere poi altre 7 specie per arrivare al 75%: il larice, la roverella, il carpino nero, il leccio, l’abete bianco, il pino nero e il pino silvestre.
«L’Inventario – spiegano i carabinieri forestali – rappresenta già, ma sempre più lo sarà in futuro, una sorta di ‘termometro verde’ in grado di misurare la consistenza e lo stato di vitalità delle foreste, ma soprattutto permetterà di valutare il loro contributo per mitigare la ‘febbre planetaria’.»
Fonte: HuffPost Italia