Cambiamento climatico e crisi della biodiversità sono due sfide globali cruciali da affrontare nei prossimi anni. Ora uno studio dimostra che trattarle separatamente non solo è inefficace, ma potrebbe anche aggravare il problema. È questo in sintesi il risultato a cui è giunto “Time to integrate global climate change and biodiversity science-policy agendas”, studio pubblicato sul Journal of Applied Ecology da un team internazionale di ricercatori guidato da Nathalie Pettorelli della Zoological Society of London (ZSL).
Da tempo, chi studia gli impatti ecologici dei cambiamenti climatici chiede un’azione urgente per allineare le agende climatiche e della biodiversità ed affrontarle con attività a basso costo, poco rischio e minima manutenzione. Ebbene, i ricercatori della Zoological Society of London hanno dimostrato che «Un approccio integrato è essenziale per affrontare le due sfide globali e trovare soluzioni efficaci» identificando anche cinque importanti aree di lavoro ecologico che potrebbero migliorare i risultati, comprese alcune delle più note soluzioni basate sulla natura (NbS), come la protezione dei territori e dei territori marini e il ripristino degli ecosistemi.
Ormai è assodato, e il consenso scientifico è ampio, che l’umanità sta affrontando una crisi climatica. Ma non bisogna tralasciare il fatto anche la biodiversità sta diminuendo in tutto il mondo a ritmi senza precedenti. Il 2020 Living Planet Index ha registrato un calo del 68% dell’abbondanza media della popolazione delle specie dal 1970 ad oggi. Il team di ricercatori ricorda che «La responsabilità dell’umanità di proteggere gli ecosistemi e le specie vitali va oltre l’etica, poiché questa perdita erode le basi stesse delle economie, dei mezzi di sussistenza, della sicurezza alimentare, della salute e della qualità delle vita in tutto il mondo».
Pubblicato prima della COP26 Unfccc di Glasgow, lo studio sostiene che «Il livello di interconnessione tra il cambiamento climatico e le crisi della biodiversità è elevato e non dovrebbe essere sottovalutato. Non si tratta solo del cambiamento climatico che ha un impatto sulla biodiversità; riguarda anche la perdita di biodiversità che aggrava la crisi climatica. La ridotta abbondanza di specie, le estinzioni locali, nonché il rapido degrado e/o la perdita di ecosistemi come mangrovie, foreste tropicali, torbiere e alghe stanno avendo un impatto importante sulla capacità del nostro pianeta di immagazzinare carbonio, riducendo al contempo la natura e la capacità delle persone di adattarsi e/o far fronte alle mutevoli condizioni climatiche. Non si può continuare a gestire in modo indipendente territori, zone umide di acqua dolce e territori marini per la conservazione della biodiversità o la mitigazione o l’adattamento ai cambiamenti climatici, sperando che l’uno possa automaticamente andare a beneficio dell’altro. Abbiamo urgentemente bisogno di migliorare in modo significativo l’integrazione scientifica e politica delle agende sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici in modo che le situazioni vantaggiose per tutti possano essere identificate rapidamente e più facilmente».
La ZSL sta dunque esortando i decision-maker a «Introdurre un sistema di tracciamento comune per le NbS – le soluzioni basate sulla natura, così da aiutare a identificare i benefici e i rischi che costituiscono per i più ampi sistemi ecologici».
Oltre al cambiamento politico di alto livello, lo studio identifica 5 aree prioritarie di ricerca ecologica necessarie per migliorare le attuali strategie messe in campo – è proprio il caso di dirlo – per affrontare la emergenze della biodiversità e climatiche che includono lo sviluppo di un approccio comune per valutare i benefici che i progetti volti a mitigare i cambiamenti climatici apportano alla biodiversità; metodi per tracciare gli ecosistemi che stanno cambiando la loro distribuzione o stanno collassando a causa degli impatti dei cambiamenti climatici; lo sviluppo di modi per prevedere gli impatti dei cambiamenti climatici sull’efficacia delle NbS. Gli autori dello studio dicono che «Tutte le soluzioni devono corrispondere alla scala a breve e a lungo termine di entrambe le sfide globali. Infine le strategie messe in atto devono essere regolarmente valutate per garantire che siano sostenibili e che vadano a beneficio della fauna selvatica e delle comunità che intendono servire.
Insomma, concludono i ricercatori, la prossima e più immediata sfida è garantire il dialogo e il flusso di informazioni tra responsabili politici, professionisti e ricercatori.
Fonte: Journal of Applied Ecology