Il cerume è un composto essenziale per la salute dell’udito. Questa sostanza, prodotta dalle ghiandole ceruminose e sebacee situate nella porzione più esterna del condotto uditivo, protegge i tessuti auricolari formando una barriera che blocca l’intrusione di microrganismi, impurità e altre sostanze nocive.
Un orecchio sano, perciò, produce cerume. Eppure un suo accumulo può provocare la formazione del cosiddetto “tappo”, la forma più comune di occlusione del condotto uditivo che, se non trattata, può comportare infezioni, acufeni, mal d’orecchio, fino a causare la perdita dell’udito.
Inoltre, la quantità e il tipo di cerume prodotto dal nostro orecchio non sono sempre gli stessi, ma variano da persona a persona, in base a fattori come l’ambiente, l’etnia, l’età e persino l’alimentazione.
Quanti tipi di cerume esistono?
Secondo una prima macro-distinzione genetica, esistono due principali tipologie di cerume: secco e umido. Il cerume secco è la variante recessiva diffusa tra i nativi americani, la popolazione asiatica e del Pacifico; quello umido (o bagnato) è la variante dominante e più comune di cerume, tipica delle persone di origine europea e africana.
Anche il colore del cerume può essere molto diverso e in alcuni casi suggerire patologie in atto nel condotto uditivo.
- Cerume giallo: È il tipo più comune e sano di cerume prodotto dalle nostre orecchie, che nei bambini in genere assume una consistenza più morbida;
- Cerume marrone: Se il cerume è di colore più scuro e tendente al marrone, dalla consistenza più dura, potrebbe essere il segno di un cerume più vecchio e di uno stato di occlusione del condotto uditivo, che merita attenzione;
- Cerume marrone scuro con striature rosse: Un cerume di questo tipo può segnalare graffi o lesioni sanguinanti in atto, da curare al più presto;
- Cerume bianco: È questo il caso del cosiddetto “cerume traballante”, di colore pallido e dalla consistenza squamosa, che non deve destare preoccupazione, piuttosto suggerisce un sano processo di auto-pulizia interno all’orecchio. Il cerume tende ad assumere questo aspetto quando è presente nel condotto uditivo da più tempo e si è spostato verso l’esterno dell’orecchio combinandosi con gli strati superficiali dell’epidermide e portando con sé eventuali microrganismi nocivi;
- Cerume maleodorante: Se il cerume emana un cattivo odore, potrebbe suggerire un’infezione batterica in atto. Alcuni tipi di batteri, infatti, tendono a emanare un odore sgradevole. In questo caso è opportuno rivolgersi subito al proprio medico per evitare che il danno possa peggiorare e compromettere l’udito.
Chi produce più cerume?
Alcune persone hanno una predisposizione genetica a produrre molto cerume, più di quanto l’orecchio riesca a smaltire, e che per questo sono più esposte al rischio di sviluppare occlusioni nel tempo.
Generalmente, i fattori che causano un eccesso di cerume sono:
- Presenza di infezioni croniche all’orecchio;
- Canali uditivi stretti, anomalie del condotto o formazione di osteomi, ovvero tessuto osseo extra;
- Crescita di molti peli nelle orecchie;
- Età avanzata, associata a malattie della pelle o del cuoio capelluto;
- Ansia e stress prolungati possono a loro volta innescare una iperproduzione di cerume.
Come tenere pulite le orecchie
Se non è possibile controllare la quantità di cerume prodotto dalle nostre orecchie, così come allargare i canali uditivi in presenza di una specifica conformazione, esistono tuttavia alcune buone pratiche da adottare per ridurre l’accumulo di cerume e prevenire complicazioni per l’udito. Tra queste:
Evitare di pulire il condotto uditivo con la punta delle dita o utilizzando i cotton fioc, per non rischiare di spingere in profondità e compattare il cerume, bloccando il naturale processo di eliminazione e peggiorando un’eventuale l’occlusione;
Limitarsi a pulire le orecchie solo all’esterno;
Praticare lavaggi auricolari almeno due volte a settimana, utilizzando gocce ammorbidenti oppure spray con soluzione salina o altri componenti specifici per sciogliere il cerume;
Curare eventuali infiammazioni della pelle associate all’occlusione.
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