Reti neurali, modelli economici, farmaci personalizzati e simulazioni di reazioni chimiche complesse: sono solo alcune delle possibilità di utilizzo promesse dai computer quantistici. Un futuro che diventerà presto realtà, stando alla roadmap resa nota da IBM.
Una “rivoluzione”, quella del computer quantistico, iniziata nel 2001, quando l’azienda tecnologica ha lanciato il primo elaboratore quantistico a 7 qubit, seguito nel 2016 dall’elaboratore IBM Quantum Experience, il primo computer quantistico in modalità cloud (ossia a disposizione di chiunque, tramite Internet). Il processore appena rilasciato dall’azienda, IBM Quantum Hummingbird, è a 65 qubit, e conta più di 25 computer nel cloud a disposizione degli utenti.
Il prossimo anno toccherà a IBM Quantum Eagle, a 127 qubit, mentre nel 2023 è previsto l’arrivo di Quantum Condor, con processore a 1.121 qubit.
Insomma, a quanto pare il futuro prossimo sarà dei computer quantistici. La sfida è quella di rendere sempre più accessibile questo nuovo ambiente, per consentire alle aziende e agli sviluppatori la sperimentazione del rilascio delle applicazioni. Oltre ad IBM anche altre grandi aziende di settore, come Google e Microsoft, stanno sviluppando ambiziosi programmi di calcolo quantistico.
Bob Sutor, vicepresidente di IBM per lo sviluppo dell’ecosistema quantistico, sottolinea: «Quando parliamo di informatica quantistica, la prima cosa da considerare è che non si tratta di un’alternativa ai computer classici. Anzi: i computer quantistici hanno bisogno di sistemi classici per funzionare.»
Ma a cosa serviranno i computer quantistici? Saranno particolarmente utili soprattutto in alcuni settori: le scienze naturali, la chimica e l’intelligenza artificiale. In questi ambiti questa nuova tecnologia sarà in grado di accelerare sino a 100 volte alcune operazioni di calcolo.
E infine, come funziona un computer quantistico? L’unità di misura del computer classico è il bit. Un bit equivale alla quantità minima di informazione, ed è una cifra binaria che può assumere valore 0 o 1. Nei computer quantistici si parla invece di quantum bit, o qubit. Un qubit è in grado di assumere il valore di 0, di 1 ma anche 0 e 1 contemporaneamente, a indicare due probabili stati del sistema. È una proprietà della meccanica quantistica, grazie alla quale si potranno effettuare calcoli in parallelo, riducendo i tempi di elaborazione di operazioni complesse da diversi anni a pochi minuti.
Il sistema quantistico però è per sua natura fortemente instabile, sensibile alle variazioni della temperatura e alle onde elettromagnetiche. E infatti per il funzionamento della tecnologia quantistica è necessaria una temperatura vicina allo zero assoluto (circa -273° C). Ecco perché IBM sta sviluppando una serie di protocolli proprio per aumentare la stabilità dell’ambiente.
Insomma, a quanto pare l’era dei computer quantistici si avvicina a rapidi passi.
Fonte: techprincess.it