È possibile che una zona così limitata come l’orecchio può presentare varie patologie? Ebbene sì, le orecchie sono un sistema così sofisticato, che una minima alterazione in uno dei suoi meccanismi o in un suo piccolo elemento, crea un qualche tipo di disturbo.
Tra i tanti che vi abbiamo spiegato negli articoli passati, tra cui la Presbiacusia, la Malattia di Ménière, lo spostamento degli Otoliti, oggi andremo a trattare un’altra malattia: l’Otosclerosi.
Si tratta di un problema che interessa la capsula ossea che riveste l’orecchio interno, in particolare la “staffa”, che viene circondata in maniera anomala da tessuto osseo, andando a limitare i suoi movimenti. È una malformazione microscopica, ma capace di ostacolare il passaggio delle onde sonore ai liquidi labirintici. Ne consegue quindi una riduzione della capacità uditiva.
Attualmente in Occidente, l’otosclerosi è la causa principale di sordità (ipoacusia) acquisita.
Cause dell’Otosclerosi
L’Otosclerosi è una patologia non infiammatoria, cioè che non viene provocata da un’infezione, virus o batteri, bensì ha probabilmente un’origine da riscontrarsi in fattori genetici e ambientali. La causa precisa che la genera infatti, ancora oggi non ha una spiegazione precisa.
La perdita dell’udito avviene in maniera graduale, colpendo inizialmente un solo orecchio e successivamente anche l’altro. In generale quindi è di tipo bilaterale, mentre è raro che sia monolaterale.
Si crede che sia ereditaria, in quanto alcuni studi hanno rilevato che 2 persone su 3 che ne soffrono, hanno un familiare che ha l’otosclerosi.
Per quanto riguarda i fattori ambientali, invece sono da riscontrarsi in:
- Morbillo, poiché le formazioni ossee intorno alla staffa hanno materiale genetico (tracce di RNA), tipico dello stesso virus. Alcuni studi hanno anche rilevato che in seguito al vaccino contro il morbillo, i casi di otosclerosi sono diminuiti;
- Quantità di estrogeni;
- Fluoro.
A seconda della zona in cui si verifica il disturbo, l’otosclerosi può essere di tipo:
- Conduttivo, se viene compromessa solo la staffa;
- Misto e neurosensoriale-conduttivo, se sono colpite sia la staffa che la coclea.
L’otosclerosi è diffusa maggiormente tra le donne, in un’età compresa tra i 20 e i 40 anni.
Sintomi dell’Otosclerosi
Normalmente il primo sintomo è un abbassamento dell’udito, ma soprattutto vi è anche la comparsa di acufeni, che sono presenti nell’80% dei pazienti che ne soffrono.
Se non viene curata in maniera tempestiva, l’otosclerosi porta alla sordità completa.
Altri sintomi sono:
- la Paracusia, ossia in una percezione migliore dei suoni in ambienti rumorosi;
- il Nistagmo, cioè un movimento involontario dei bulbi oculari, situazione rara che si verifica se è coinvolta la coclea;
- Vertigini e capogiri, solo quando ormai l’otosclerosi è in una fase avanzata che interessa strettamente la coclea.
Come si cura l’Otosclerosi
Una visita uditiva tempestiva può dal principio evidenziare la patologia. Nello specifico servirebbe sottoporsi a un test audiometrico e a un esame impedenzometrico.
Essi servono per comprendere meglio il tipo di ipoacusia e l’assenza del riflesso stapediale.
Le cure al momento sono di due tipi: una conservativa e una chirurgica.
Nel primo caso ci si avvarrà di protesi acustiche, che aiutano ad attenuare la perdita uditiva, ma solo quando l’ipoacusia è moderata. Spesso vengono anche prescritti farmaci a base di fluoruro di sodio e di bifosfonati, che però non hanno risultati così soddisfacenti e potrebbero presentare talvolta degli effetti collaterali.
Nel secondo caso, invece, si mira a un trattamento più risolutivo in quanto un semplice apparecchio acustico non riuscirebbe a garantire una buona percezione uditiva.
Parliamo di due tecniche di intervento chirurgico:
- la Stapedectomia: si sostituisce la staffa sclerotica con una protesi di metallo o di plastica, in modo che sia possibile ristabilire il corretto passaggio del segnale sonoro, attraverso il movimento dei tre ossicini.
- la Stapedotomia: si tratta di una tecnica innovativa, dove si va a rimodellare la staffa con un micro-trapano o un laser. Viene inserita una microscopica protesi simile a un pistone, realizzata in teflon, alla base collegata alla coclea, in modo da agganciare il pistone all’incudine. Il segnale acustico sarà quindi trasmesso in maniera corretta dalla catena ossiculare.
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